Imbolc
e Beltane, rispettivamente la seconda e la terza Festa del Fuoco secondo il
calendario delle festività celtiche, segnano un periodo lungo il quale la
“crescita” del fuoco si riscontra su vari livelli ed in vari ambiti: simbolico,
spirituale, naturale e persino fisico.
La
festività di Imbolc, che cade tradizionalmente il 2 di febbraio, prende il suo
nome dalla parola gaelica “Imbolc” (appunto) o “Oimelc” che indica precisamente
il periodo di nascita e allattamento degli agnelli. E’ questo infatti il
periodo in cui partoriscono le pecore, così come il periodo di nascita dei
vitelli. Come sempre è impossibile dimenticare la forte connotazione agreste,
lo stretto legame coi cicli naturali che le feste celtiche rivelano nei loro
significati più profondi. Da questi cicli, del resto, dipende la stessa Vita,
la sopravvivenza, ed è la Vita che la spiritualità celtica onora in ogni sua
forma e manifestazione.
Tornando
alla festa di Imbolc, essa è sacra alla dea Brigit (altrimenti conosciuta come
Brigid, Bride, Brigantia, Belisama a seconda dei territori ove veniva onorata),
patrona non solo di mandrie ed armenti, ma dea triplice patrona e custode del
fuoco. La storia e le leggende riguardanti la Dea Brigit sono innumerevoli e
non potrebbe essere altrimenti se si considera quanto antica sia la sua figura
divina. Tanto antica, diffusa e amata che al giungere del Cristianesimo in
Irlanda (dove era ed è particolarmente onorata) da dea pagana è stata
assimilata al culto cristiano come Santa, Santa Brigida da Kildare. Nelle vesti
di santa mantiene ancora innumerevoli caratteristiche della dea pre-cristiana e
ne assume altre, che per molti aspetti la avvicinano in modo sorprendente ed
affascinante a Santa Brigida di Svezia e a Santa Lucia.
Ma
l’aspetto della splendente Brigid che qui ci interessa è la sua connessione al
fuoco. E’ infatti patrona delle arti al fuoco legate: arti di guarigione, arte
poetica, arte metallurgica. Nelle antiche celebrazioni svolte nelle case o in
cortei per le strade dei villaggi, nella notte di Imbolc era (ed è) tradizione
accendere una candela bianca...
E’ questa candela bianca che forse meglio
rappresenta la presenza di Brigit e della sua festività in questo momento
dell’anno. Le giornate infatti cominciano ad allungarsi sensibilmente, ma
ancora sentiamo la morsa dell’inverno: ecco dunque che la piccola fiammella
della candela bianca pare, nel buio, nel freddo, come una luce sfolgorante,
seppur molto piccola, che porta l’annuncio di una luce più grande; un calore
circoscritto ma pulsante che porta i primi segnali del risveglio della vita.
La
primavera è ancora lontana in effetti, ma all’osservatore attento non può
sfuggire come già ora la vita sopita nell’inverno ricominci a scuotersi: le
nascite dei cuccioli, il comparire dei bucaneve, i primi timidi canti degli
uccelli nei boschi...
Il
fuoco di Brigid porta con sè la purezza: la candela è bianca, la neve è bianca,
bianco è il latte, nutrimento ricco per la vita, cibo puro sacro alla dea, così
come bianco e luminoso è l’abito di Brigid, dal cui nome deriva la parola
inglese per “sposa” (Bride). In effetti nei rituali condotti in onore di Brigit
vediamo spesso la richiesta delle giovani alla Dea perchè porti loro un giovane
che possa essere un buon marito. Ed il fuoco di Brigid è anche, infatti, il
fuoco domestico, del tepore casalingo.
Come dunque la fiammella della candela è
piccina, così sono piccoli i segni della rinascita della vita e timide le richieste delle future spose che
aspettano l’amore ancora attorno al focolare della famiglia. La fiammella della
candela accesa in onore di Brigit e il fuoco nel caminetto delle case sono
piccoli fuochi controllati, famigliari.
E’ interessante, a questo proposito,
notare come per la festività di Imbolc venissero costruite piccole bambole
fatte di steli di grano, vestite in bianco con un cristallo sul cuore e poste
ritualmente a riposare in un cesto, come fosse una culla, accando al caminetto.
Lungo
il giro della Ruota si giunge poi alla Festa di Beltane, nei primissimi giorni
di maggio. Sono passati ormai 3 mesi da Imbolc e molto è ovviamente cambiato
attorno a noi. Il ritorno della bella stagione ormai non si coglie solo da
piccoli segnali, ma tutto è tornato a rivivere, come risplendesse. Com’è
certamente noto, Beltane è la Festa dedicata alla fertilità ed il suo nome
deriva dal dio Belenos, associato al Sole e al Fuoco, appunto.
Nella
tradizione celtica l’onorare i momenti sacri della Ruota non è un semplice momento
di festa collocato nel corso dell’anno, non è un semplice celebrare qualcosa
che avverrebbe comunque: celebrare e festeggiare è il necessario apporto con il
quale la comunità degli uomini partecipa al corso della Vita, come se la gioia,
l’energia, la dedizione investita nei festeggiamenti e nell’onorare il momento
sacro fossero un modo per sospingere la Ruota, per aiutare a rendere possibile
il corso degli eventi. E certamente Beltane segna un momento chiave al quale si
partecipa con gioia e passione, con forza e nuovo vigore.
La
fertilità che si vuole propiziare è quella della Terra, delle greggi e degli
armenti, che venivano simbolicamente fatti passare tra le grandi pire in
fiamme. Ma la purificazione del fuoco e l’augurio di fertilità valgono altresì
per le persone: Beltane celebra la passione, anche fisica, sensuale; celebra
l’allegria, sfrenata come l’ardere del fuoco delle due pire (una maschile ed
una femminile) o come la vorticosa danza attorno al Palo di Maggio, dal
simbolismo affatto celato.
Abbiamo
accennato al dio Belenos ed alle sue associazioni con il Sole ed il Fuoco: in
questa terza festa del Fuoco vediamo come la fiamma brillante ma piccolissima
di Brigit sia cresciuta fino ad accendere una immensa pira di fuoco danzante,
fremente. Allo stesso modo si sono allungate le giornate ed è cresciuta la
potenza del Sole che ora scalda deciso la Terra e brucia sulla pelle: il
ritorno della Vita significa anche il ritorno agli istinti sensuali e dunque
alle composte processioni di fanciulle vestite in bianco di Imbolc si
sostituiscono ora danze frenetiche al ritmo dei tamburi, le corse e le urla
nell’attraversare lo stretto portale tra le pire; le fanciulle ad Imbolc
chiedevano con semplicità di incontrare un buon marito, a Beltane i
festeggiamenti terminano nei boschi, dove le coppie si ritirano...E Beltane è,
naturalmente, il periodo in cui si celbrano le Sacre Unioni (Handfasting).
A
dimostrazione della sacralità della Vita agli occhi della spiritualità celtica
e dell’importanza del dono di fertilità della Festa di Beltane, si noti che i
bimbi concepiti dalle unioni di questa notte, anche se nati fuori dal
matrimonio, da coppie non sposate, non venivano emarginati od esclusi in alcun
modo dalla comunità. Erano frutto e dimostrazione vivente del flusso della Vita
che continua, della buona riuscita delle celebrazioni per propiziare la
fertilità e venivano quindi adottati dalla comunità intera.
Da
Imbolc a Beltane, dunque, si traccia una sorta di Sentiero del Fuoco, su un
livello simbolico, su un livello biologico, su un livello spirituale e su un
livello più schiettamente fisico, materiale: da una fiammella di candela ad una
grande pira infuocata. E naturalmente il simbolismo del Fuoco fa quasi la
funzione di metalinguaggio in tutti questi ambiti che si intrecciano nelle
nostre Vite e che si realizzano ad ogni giro della Ruota: riconoscerne
significati ed influssi è nostro lavoro e patrimonio personale.
(articolo apparso per la prima volta sul numero di Beltane 2010 del periodico "Vento tra Le Fronde")